Market Monitor: Australia

La crescita economica supera le aspettative dovute alle debolezze del settore minerario.

Il quadro economico

L’economia diversificata dell’Australia ha generato, nel 2015, un importante prodotto interno lordo pro capite di circa € 45.600. Il paese ha goduto di un lungo periodo di crescita costante, sostenuta dalla domanda cinese per le risorse naturali australiane. Ma questa richiesta è andata declinando negli ultimi anni. Mentre i settori dell’agricoltura e dell’estrazione di minerali contano ancora più della metà delle esportazioni, oggi contribuiscono per il 12% al PIL totale.

Il rallentamento nella domanda da parte della Cina ha portato, nel 2015, ad un crollo dei prezzi per le materie prime come il carbone, il minerale di ferro, lo zinco, il rame e la bauxite. Il settore manifatturiero australiano è in declino e ora conta meno del 10% del PIL. Tuttavia, l’economia, nel suo complesso, sta ottenendo risultati migliori rispetto a quanto gli economisti si aspettassero. Un aumento nella spesa e negli investimenti da parte del governo e le massicce esportazioni in altri settori rispetto a quello minerario stanno compensando gli effetti delle crescenti importazioni, della riduzione della spesa nei consumi e delle debolezze del settore minerario.

Oxford Economics prevede che la crescita economica australiana aumenterà dal 2,4% del 2015 al 2,9% del 2016 e di un intervallo tra il 2,7% e il 2,9% nei prossimi tre anni.

Il settore business travel

Nel 2015 hanno visitato l’Australia circa 7,5 milioni di persone. La Nuova Zelanda è il primo stato dal quale provengono i turisti, contando per il 18% del totale. Ma gli arrivi dalla Cina stanno crescendo rapidamente e ora valgono per il 14% dei visitatori, passando dal 2% del 2000. I viaggiatori giapponesi hanno ridotto i loro viaggi, contando solo per il 5% del totale – in discesa da un 15% negli anni scorsi.

Il mercato business travel vale circa € 18 miliardi l’anno, con due terzi spesi dai viaggiatori nazionali. Oxford Economics prevede che la spesa sia abbastanza ristretta nel 2016, in crescita di meno del 2% secondo la moneta locale. Ma è anche vero che il mercato sembra pronto per una crescita grazie alla stabilità economica che sta ristabilendo la fiducia negli investimenti.

Qantas e Virgin Australia dominano il mercato aereo locale. Insieme, con le rispettive divisioni low cost, Jetsta e Tigerair Australia, contano per l’80-90% dei voli a Sydney, Melbourne e Brisbane. Le entrate di entrambe le compagnie stanno aumentando. Qantas, di recente, ha riportato il proprio record di profitti annuali, mentre Virgin è tornata al profitto dopo 3 anni di perdite. I recenti investimenti di HNA Group e Nanshan Group in Virgin Australia comportano un posizionamento migliore per trarre vantaggio dalla domanda cinese.

I servizi alberghieri sono concentrati nelle maggiori città, quali Sydney, Melbourne, Brisbane, Adelaide e Perth, e queste città continuano ad attirare la maggior parte degli investimenti futuri nelle strutture. Ma l’ampia disponibilità di AccorHotels, Best Western e Choice Hotels permette ai viaggiatori di avere diverse possibilità anche in altre città.

Opportunità

  • Al di fuori del settore minerario, la fiducia in aumento e la crescita delle disponibilità economiche stanno sostenendo una modesta ripresa degli investimenti.
  • Il prezzo delle materie prime è basso, ma anche i costi di produzione. Gli esportatori di materie prime stanno incrementando la fornitura per spingere le entrate e i profitti.
  • Le esportazioni di gas naturale liquefatto stanno crescendo in linea con l’aumento della capacità produttiva.

Sfide

  • L’economia australiana continua ad adattarsi alla fine del boom minerario. I minori profitti delle aziende e i salari più bassi ostacolano gli investimenti delle imprese e la spesa dei consumatori che potrebbe restringere il gap causato dal rallentamento del settore minerario.
  • Una bassa inflazione significa che i dipendenti hanno un maggiore potere di spesa, ma le pressioni inflazionistiche sono in aumento.

Oltre un terzo delle esportazioni del paese si dirigono verso la Cina, una concentrazione che potrebbe mettere a rischio l’economia australiana se la Cina dovesse subire una crescita più lenta e meno equilibrata.

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